Basta con i miracoli
La verità su nanoplastia, botox, laminazione e ricostruzioni “molecolari”
Questo articolo nasce per fare chiarezza su nanoplastia,trattamenti botox, brasiliana, laminazione e sul linguaggio di marketing che li circonda.
di Michele Pericolo – Whau Palermo
Premessa personale
Non sono un chimico.
Sono un parrucchiere che studia, testa e respira ogni giorno quello che succede nei saloni.
Da anni vedo girare video miracolosi, trattamenti “bio”, “vegani”, “senza formaldeide” e promesse da copertina.
È arrivato il momento di dire le cose come stanno.
Non per criticare, ma per tutelare chi si affida a noi — clienti e operatori.
Nanoplastia: il finto “bio-liscio” che sa di chimica
La vendono come naturale, ricostruttiva e piena di aminoacidi.
In realtà, quasi tutte le formulazioni contengono acido glioxilico o derivati.
Quando la piastra arriva a 220–230 °C, queste sostanze si decompongono e liberano gas irritanti simili alla formaldeide (NIOSH, Health Hazard Evaluation Report 2016).
Il capello viene plastificato, non rigenerato: si irrigidisce, perde elasticità e nel tempo si sfibra.
E chi lavora il prodotto respira vapori che possono irritare vie respiratorie e mucose (PubChem, Glyoxylic Acid Toxicological Summary).
Non è un trattamento naturale, ma una stiratura acida travestita da bio.
Le “brasiliane” e la cisteina: il trucco del nuovo nome
Quando senti parlare di nanoplastia, trattamenti botox brasiliana laminazione, chiediti sempre se sia chimica travestita, make-up di superficie o un restauro con limiti chiari.
Molte versioni “formaldeide-free” utilizzano cisteina o carbocisteina.
Sembra più delicato, ma con il calore queste sostanze si trasformano in acido glioxilico e composti solforati (CIR – Cosmetic Ingredient Review, 2022).
Da qui l’odore pungente e i vapori irritanti.
Anche se non si parla di cancerogenicità certa, restano sostanze sensibilizzanti se inalate ripetutamente (NIOSH 2016).
Quindi sì: fanno male al capello e a chi le lavora.
È la stessa chimica, solo con un nome nuovo e più rassicurante.
Taninoplastia, Enzimoterapia e altre nuove mode
E dopo la nanoplastia e le brasiliane, arrivano le versioni “green”: taninoplastia, enzimoterapia, bio liscio, veg smooth.
Nomi nuovi, filosofia vecchia.
Al posto del glioxilico compaiono tanini vegetali estratti da uva, quercia o castagno, o enzimi attivati dal calore.
Ma il principio è identico: con la piastra a 230 °C, questi acidi creano legami temporanei che distendono la fibra (Studi cosmetologici indipendenti su reazioni acido-termiche, 2021).
Il capello appare lucido, ma la fibra si disidrata e si irrigidisce.
L’immagine “green” serve solo a rassicurare il cliente, non a cambiare la chimica.
Tra poco li vedremo ovunque, raccontati come la nuova rivoluzione sostenibile.
Ma un acido resta un acido — anche se estratto dall’uva.
Le ricostruzioni “miracolose” e il mito del capello nuovo
Oggi si parla di “ricostruzione molecolare”, “bond repair”, “plex”, “miracle repair”.
Parole scientifiche che suonano bene ma vengono spesso usate come marketing.
Un capello non si ricostruisce: è materia cheratinica morta (Trichology Review, 2020).
Ciò che un buon prodotto può fare è ripristinare temporaneamente i legami interni danneggiati da colore, calore o ossidazione (Cosmetic Science Journal, 2021).
Può migliorare forza, elasticità e compattezza, ma non generare nuova vita nella fibra.
I trattamenti molecolari più avanzati stabilizzano la struttura e la rendono più resistente, ma sempre per un periodo limitato.
È restauro, non resurrezione.
Botox, filler e laminazioni: il trucco è nell’illusione
Botox, filler, laminazioni, gloss, hair lifting…
Sono tutti nomi diversi per trattamenti cosmetici di superficie.
Funzionano riempiendo le porosità, ammorbidendo la fibra e sigillando la cuticola con proteine idrolizzate e polimeri filmanti (CIR – Hydrolyzed Keratin Assessment, 2018).
L’effetto è immediato: capelli morbidi, lucidi e compatti, ma temporaneo.
Non fanno male, ma nemmeno ricostruiscono.
Sono make-up per i capelli, non cure.
Ricostruire o restaurare?
Un capello non si ricostruisce, si restaura.
Possiamo migliorare forza, resistenza e luminosità, ma senza illusioni.
Un buon trattamento professionale riequilibra il pH, riempie le micro-porosità e ricompone in parte i legami interni, offrendo un risultato più elastico e visivamente sano (Cosmetic Ingredient Review, 2022).
E questo è già tanto, se fatto con competenza, conoscenza e prodotti onesti.
Il vero lusso è la verità
In Whau non vendiamo miracoli.
Preferiamo dire la verità, anche quando non fa hype sui social.
La bellezza vera non nasce da un effetto immediato, ma da cura, continuità e rispetto.
Un capello sano non è perfetto: è autentico, coerente con chi lo porta, e trattato con consapevolezza.
— Michele Pericolo – Whau Palermo
